Quando più di venti anni fa i primi intrepidi pionieri della Piana Fiorentina presentarono le loro proposte all'amministrazione pubblica non sapevano che esito avrebbero avuto, ma una grande fiducia muoveva i loro passi...Semplici cittadini, studenti universitari, professionisti, amici della piana, espressero a diverso titolo e sotto bandiere diverse, ma unite in uno stesso intento, la volontà di fare di tutto affinché una parte più ampia possibile della "piana naturale", fosse in qualche modo conservata. Alcuni credevano che fosse necessario convertire le aree umide e le fasce vegetazionali residue (fasce definite poi meglio come corridoi ecologici) in zone a stretta protezione, altri si accontentavano di mantenere il più possibile lo status quo. Conservare per essi stessi e per i propri nipoti. In seguito si affermò a livello globale la definizione meglio compiuta di biodiversità, definizione che si applica persino su scala territoriale.
Da allora tanta acqua è piovuta nella pianura e tanto, troppo di quello che rappresentava un pericolo per la naturalità e la biodiversità comprimeva e comprime sempre più le residue "aree naturali".
Qui non si tratta di criminalizzare lo sviluppo tecnologico e la crescita urbanistica in quanto tale, ma quello che è mancato e che manca ancora oggi è un piano generale che tenga conto dell'importanza che riveste la natura e la biodiversità, per l'uomo di oggi e ancor più per quello di domani.

domenica 5 febbraio 2012

Bilancio 2011, le zone umide nella Piana "asciugano"

Il 2011 è stato un anno di scarse precipitazioni e questo si è certamente ripercosso negativamente sugli ambienti umidi della Piana Fiorentina. Purtroppo però non è solo questo fatto a pesare sul bilancio della Piana, ma è in atto un vero e proprio cambiamento d'uso degli appezzamenti allagati, che poco ha a che fare con le variazioni climatiche; la trasformazione è in corso da alcuni anni e vede progressivamente scomparire gran parte dei laghi destinati all'attività venatoria, ma potenzialmente ricchi di biodiversità. Se da un lato aumentano le casse di espansione, potenzialmente adatte alla colonizzazione di vita acquatica, e le poche Oasi accrescono la loro estensione di area umida, la repentina perdita di "zone palustri già avviate" verrà compensata solo nel corso di diversi anni, tempo necessario per l'innesco dei meccanismi di colonizzazione; ciò non impedirà comunque la perdita e la scomparsa definitiva di piante e animali localmente distribuiti, talvolta solo in quella parte di territorio.

Nella cartina interattiva (che rimanda alle immagini aeree di google map) scaricabile qui a lato sono evidenziate con una croce le nuove perdite; verificabili qui di seguito grazie anche alle foto aree più aggiornate della Regione Toscana e che documentano chiaramente le recenti modifiche ambientali.

Questa la lista delle ultime sparizioni:
PT302 Poderaccio, FI0204 Bogaia, FI0204 Il Fiasco, FI0204 Settesolti, FI0202 Oasi, FI0202 La Bassa,  FI0203Lagone, FI0203 Pratelle, FI0207 Gaine

Gaine - Firenze

Lagone, Colli Alti - Signa

Oceano, Poggio a Caiano

Poderaccio (Agliana)

I Renai di Signa

I Renai di Signa

Settesoldi (Poggio a Caiano)

Come fare per recuperare queste aree abbandonate dall'attività venatoria perché troppo costose o irregolari dal punto di vista urbanistico? Purtroppo non è facile perché essendo aree sopravvissute grazie all'attività venatoria e venendo questa a mancare dovrebbe occuparsene l'Amministrazione Pubblica. DOVREBBE, nel senso che sarebbe obbligata ad occuparsene trattandosi, come è stato ripetutamente scritto, di un area protetta...Il mancato interessamento da parte delle amministrazioni locali COMPORTA già di per sé procedura di infrazione comunitaria......comporterebbe cioè.

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